Come distruggere un premio letterario: Il de Jacobis di San Fele, divetti e veline


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Si erano già avute le prime avvisaglie, allorchè non sono state spedite le comunicazioni delle “segnalazioni di merito” ai cinque autori che la giuria, dopo un faticoso lavoro, aveva individuato, oltre alla terna vincitrice. Non c’è nessun premio al mondo, neppure in Alaska, in cui non si avvertono neanche i segnalati (cosa che negli anni scorsi avveniva regolarmente).
La serata del 6 agosto c. a. ha poi svelato l’arcano: il premio di poesia è stato del tutto fagocitato da un varietà insulso infarcito di divetti, vanesie ex presentatrici e personaggi dello spettacolo autori di pseudo libri da non far capitare giammai nelle mani di qualche serio lettore.
Lo spazio alla letteratura, come tutti hanno notato, è stato superficiale e tanto inesistente al punto che, come mai accade in nessuna (ma forse San Fele può dar inizio a questo nuovo iter di basso conio) è stata tappata la bocca ai vincitori delle due sezioni, da cui ci saremo aspettati delle riflessioni, ed inoltre, nonostante gli accordi presi con il presentatore appena prima dello spettacolo, neppure alla giuria è stato permesso di esprimersi sui numerosissimi testi con fatica esaminati.
Di più, la giuria, questa’anno, per un atto amministrativo incomprensibile, ha affidato al sindaco Donato Sperduto la presidenza della commissione, cosa irrazionale, a prescindere dalle sue in – competenze letterarie.
Ma tant’è, al presentatore interessava solo il varietà, la sfilata di personaggi televisivi (non entra in questa lista quell’autentica icona del cinema italiano che è Giuliano Gemma).
Il premio fu ideato undici anni fa come occasione di crescita culturale del paese, di riflessione intorno ai grandi temi dell’esistenza umana che la poesia sa così ben rappresentare, COSTAVA POCO e attirava ugualmente un notevole pubblico (sfatiamo finalmente la falsa idea che solo il divo di turno attiri, e non le manifestazioni di qualità).
San Fele deve decidere se attivare dei processi di crescita culturale o se vuole inseguire le scadenti mode attuali (non per nulla a VEnosa è stato invitato l’intellettuale Corona), con enorme spreco di denaro pubblico e nessuna ricaduta sul tessuto sociale del paese.

Daniele Giancane, Alfonso Ilario Luciano, Pietro Fasanella

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