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Il prossimo 6 aprile ricorrerà il centenario della morte di Giovanni Pascoli. L’attesa di celebrazioni adeguate all’altezza del personaggio, spirito inquieto e tormentato, poeta del “Fanciullino” e di tutti i più nobili sentimenti umani, rischia però di rimanere delusa. Il Ministro dei Beni Culturali, l’ineffabile Lorenzo Ornaghi, ha in proposito dichiarato che il Governo italiano (vedi “La Repubblica del 2 febbraio) « non potrà procedere alla costituzione di comitati per esigenze di contenimento della spesa pubblica (sic!) ». E’ inaudito, ma è così. Nel mentre si buttano via, specie da parte di enti locali, milioni e milioni di euro, sottraendoli in tal modo alle spese sociali, per finanziare manifestazioni ed eventi che nulla, assolutamente nulla, hanno di culturale, non ci sono soldi per il centenario pascoliano! Di fronte a tale situazione, a dir poco incresciosa, il mondo della cultura non può rimanere con le mani in mano: sono già pervenute le prime, forti reazioni (che citiamo sempre da “Repubblica”), e altre se ne preannunciano, speriamo non meno incisive. Lo scrittore Alberto Bevilacqua afferma senza mezzi termini: «Si tratta di un’ingiustizia (…). Chi ci perde è la Poesia. Ma ormai l’andazzo è questo». Il critico letterario Giulio Ferroni, dal canto suo, rincara la dose: «La scelta mi pare assurda (…). E’ un fatto grave (…). E’ particolarmente plateale (…). Sono stati realizzati troppi comitati celebrativi, c’è stata una proliferazione». Ferroni, che è anche un insigne storico della letteratura italiana, ha messo il dito sulla piaga. E’ proprio l’abnorme e folle proliferazione di “premi letterari e artistici”, (attribuiti a schiere immense di “scrittori”, “poeti”, “pittori”…), di cerimonie, convegni, raduni, “parchi letterari”, e via farneticando (sia detto per inciso, nessun “parco” è intitolato a Giovanni Pascoli, e dubitiamo fortemente della loro valenza culturale), è tutto ciò – dicevamo – alla radice del male, è questo che rischia non solo di far cadere nell’oblio le autentiche glorie letterarie e artistiche, ma anche di sommergere nel mare magnum della mediocrità, per non dire altro, personalità emergenti (pensiamo soprattutto ai giovani) dotate di autentica preparazione, di onestà intellettuale, di vero talento. Ma c’è dell’altro. La nostra è una società mercificata, dove le vere eccellenze culturali o scientifiche vengono sistematicamente emarginate perché ritenute politicamente e ideologicamente “pericolose”, dove i migliori ricercatori vengono costretti a fuggire per non restare senza lavoro o per non dover soggiacere a baroni universitari e potentati locali, dove la cultura è diventata spettacolo dell’effimero (contro cui lanciava i suoi strali anche Giacomo Leopardi). I modelli da imitare, i miti imposti, gli eroi di regime, sono i cantanti e i cantautori (tutti trasformati, in vita ma ancor più in morte, manco a dirlo, in “poeti” e addirittura in “grandi poeti”), i calciatori, comprati e venduti per cifre astronomiche, le modelle e le attricette più o meno scosciate e siliconate, i “tronisti” (orrendo neologismo!), i guitti e i presentatori, spesso trascinati anche nelle Università (a fare cosa? A disquisire di Filosofia teoretica, forse?), magari in quelle stesse aule dove risuonarono ben altre voci, con ben altri accenti: quelle di Carducci e Pascoli, per esempio…Pazzesco! Ci si meraviglia, poi, se qualche analfabeta titolato venga tenuto in maggior considerazione, per l’appunto, di Giovanni Pascoli? E che dire della latitanza del mondo della scuola? Quante sono state le prese di posizione contro l’assurda decisione del Ministro Ornaghi? Quanti docenti, anziché gingillarsi con “programmazioni modulari”, “obiettivi trasversali”, “P.E.I”, “P.O.F.”, e altre amenità del genere, hanno sentito il bisogno di esprimere pubblicamente, in maniera chiara e forte, la propria indignazione al riguardo? Anche per questo, rivolgiamo un accorato appello al mondo della cultura e dell’arte, affinché Giovanni Pascoli, che non ha certo bisogno di presentazioni, venga degnamente ricordato e celebrato; preghiamo, in particolare, il Prof. Andrea Battistini, docente all’Università di Bologna e Presidente dell’ Accademia Pascoliana, di approntare a tal fine tutte le misure e gli interventi possibili e realizzabili.